Se bevete abitualmente acqua in bottiglie di plastica sarà bene che facciate attenzione perché, con ogni probabilità, non siete consapevoli di ciò che state realmente bevendo. Tanto per cominciare la plastica non è tutta uguale, e potrete rendervene conto da soli, leggendo l’etichetta che trovate sulla bottiglia. Infatti, accanto al simbolo del riciclo troverete una sigla composta da alcune lettere, che indicano il materiale di cui è composta la bottiglia.
Ecco alcuni tra gli esempi maggiormente diffusi:
PET o PETE è la più comune e sta per Polietilene tereftalato. I metalli e alcune sostanze chimiche di cui è composto possono contaminare l’acqua con dannosi effetti sull’equilibrio ormonale del nostro corpo.
HDP o HDPE è la sigla per il Polietilene ad alta densità, che non rilascia sostanze nocive e, quindi, l’acqua contenuta nelle bottiglie di plastica con questa sigla può essere consumata senza rischio.
3V o PVC è il Cloruro di Polivinile che rilascia sostanze chimiche tossiche e, quindi, l’acqua contenuta in queste bottiglie andrebbe accuratamente evitata.
PS sta per Polistirene o Polistirolo che è un materiale usato per la produzione di contenitori termici (come quelli per il caffè da asporto) e rilascia sostanze cancerogene.
PC Policarbonato o BPA (Bisfenolo) sono sostanze dannose per il sistema endocrino e andrebbero evitate accuratamente.
Il discorso della plastica utilizzata per le bottiglie non è la sola informazione cui dovremmo prestare attenzione. Altrettanto importante è la composizione dell’acqua riportata sull’etichetta, alla quale sarà bene dedicare un po’ d’attenzione.
Il residuo fisso indica la quantità di sostanze presenti nell’acqua, quindi più l’acqua è “sporca” più potrebbe risultare dannosa. Un residuo fisso deve essere inferiore a 50mg e appartiene ad acque di alta montagna. Le acque cosiddette di pianura hanno un residuo fisso di 400-500mg che, tradotto in salute, significa un sovraccarico di lavoro per i nostri reni.
Il PH è un altro dato assai significativo. Quello dell’acqua pura è 7, e una buona acqua dovrebbe avere un valore di ph in un intervallo compreso tra 6 e 8, ovvero acida. Molte acque in commercio sono estremamente acide o al contrario basiche perché contengono pesticidi, nitriti, nitrati e alcalinizzanti.
Altitudine della fonte e temperatura della sorgente sono due ulteriori informazioni che l’etichetta ci fornisce: più è in alto la fonte e migliore risulterà l’acqua (1700-1800 metri).
Infine, l’analisi chimica degli elementi ci fornisce una serie di dati da non sottovalutare; la presenza di nitriti e nitrati (ambedue cancerogeni) e la presenza di piombo, mercurio, cadmio, PBC e idrocarburi (sostanze che provengono dagli scarichi aziendali, dalle stalle e dall’inquinamento) rendono l’acqua nociva.
Sarà bene, quindi, che d’ora in poi userete queste informazioni per evitare quelle acque che, anziché farvi del bene, danneggiano la vostra salute.