Il vero e proprio boom mondiale dell’acqua in bottiglia è in larga parte figlio dalla paura, primariamente tra i consumatori dei paesi in via di sviluppo che si preoccupano della qualità dell’acqua del rubinetto e, in secondo luogo, tra i consumatori del mondo sviluppato circa l’impatto sulla salute delle bevande zuccherate.
Eppure, la prospettiva di vendite globali di 233 miliardi litri d’acqua solo quest’anno porta con se un’altra serie di paure. «Rifiuti, iniquità, alti costi economici e impatto sulle risorse idriche locali sono problemi intrinsechi a tutto il settore», spiega Peter Gleick, presidente del Pacific Institute statunitense e autore di “Imbottigliata e venduta: La storia dietro la nostra ossessione per l’Acqua in bottiglia”.
Il segno nero più evidente contro l’industria dell’acqua in bottiglia è relativo alle importazioni e, quindi, alla concetto di sostenibilità. Il marchio di molte acque in bottiglia è legato al loro luogo di origine: per Evian, di proprietà della multinazionale francese Danone, sono i “picchi incontaminati delle Alpi francesi”; per l’Italia e la sua San Pellegrino, il brand sono le montagne della Lombardia.
Eppure non c’è bisogno di un ambientalista per capire che trasportare acqua in bottiglie di plastica da un paese all’altro non ha alcun senso. Perché importarla da altri paesi quando abbiamo una bella fonte di acqua minerale a casa nostra?
Bella domanda, anche perché l’acqua in bottiglia non è solo acqua. C’è la bottiglia, che è una parte consistente del marketing dei produttori, ma anche una vera catastrofe per l’ambiente.
I produttori affermano di essere ostacolati nell’utilizzo di plastica riciclata dalle difficoltà di approvvigionamento, in parte a causa di infrastrutture fisiche (non ci sono sufficienti impianti di ritrattamento) e in parte a causa del comportamento pubblico (i consumatori non riciclerebbero abbastanza bottiglie).
Secondo l’autore del libro, l’unica soluzione logica è quella di rendere i sistemi idrici più sicuri, economici e affidabili: «Fino ad allora, gli sforzi per mitigare gli impatti dell’industria dell’acqua in bottiglia potremmo definirli come “trovare un modo migliore per fare qualcosa che non dovremmo fare”».