Mercoledì scorso centinaia di manifestanti si sono riuniti di fronte a due stabilimenti di imbottigliamento Nestle in California per consegnare le petizioni con cui chiedono il blocco delle operazioni di imbottigliamento d’acqua a fronte del grave stato di siccità in cui lo stato versa da anni.
Le petizioni – che hanno raccolto più di 500.000 firme – sono state ricevute dal personale Nestle sia negli impianti di imbottigliamento di Sacramento che in quelli di Los Angeles, consegnate da residenti e attivisti la cui protesta è animata da slogan come “La nostra acqua non è in vendita”, “L’acqua è un diritto umano” e “Non lasciate che Nestle vinca questa lotta”.
A Sacramento, dove si sono riuniti circa 50 manifestanti, un lungo striscione diceva: “Nestle, 515.000 persone dicono di lasciare la preziosa acqua della California ai californiani”, riferendosi al totale delle firme raccolte e consegnate.
La California è ormai entrata nel quarto anno consecutivo di siccità e, agli abitanti delle città dello stato, hanno imposto di ridurre il consumo pro capite del 36%.
“E’ molto inquietante e in realtà piuttosto offensivo che una società straniera stia prendendo la nostra acqua, la imbottigli e la rivenda di nuovo a noi”, ha dichiarato Nick Rodnam, un manifestante presso l’impianto di Los Angeles, che ha lanciato una delle petizioni su Change.org.
Mentre Starbucks, per ragioni etiche, ha recentemente bloccato le sue operazioni d’imbottigliamento di acqua nello Stato, Nestlé e altre aziende come Wal-Mart continuano a imbottigliare acqua in California, acquistandola allo stesso prezzo dei residenti e vendendola a cento volte tanto.
Morgan Goodwin, assessore a Truckee, California, che ha preso parte alle proteste presso lo stabilimento di Sacramento, ha detto che a Nestlé “è consentito un accesso praticamente illimitato all’acqua della California, mentre ai suoi elettori, lo Stato ha ordinato di ridurne il consumo”.
“Ci sono più di un milione di californiani che sono senza un accesso sicuro all’acqua potabile in California”, ha dichiarato Walker Foley di Food & Water Watch, una ONG con sede a Washington. In alcune piccole, povere comunità della California di fronte all’oggettiva difficoltà di reperire acqua potabile, si calcola che i residenti spendano fino al 10% del loro reddito per l’acqua in bottiglia.
“E’ una contraddizione evidente, perché l’acqua è un diritto umano, ma le aziende come Nestlé sono autorizzate a imbottigliare e privatizzare un bene pubblico con un enorme margine di profitto”, ha detto Foley.